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Analisi della proposta di “Contributo Automazione” (Tassa sull’automazione) – Italia 2025

a cura di Federico Romano

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Introduzione

La crescente diffusione di tecnologie robotiche e di intelligenza artificiale pone una questione cruciale: come preservare l’equilibrio del sistema previdenziale in un’economia in cui una quota crescente di valore è generata da processi automatizzati? La proposta di Contributo Automazione — una “tassa di scopo” applicata alle imprese che sostituiscono lavoro umano con tecnologia — nasce per rispondere a tale sfida, con l’obiettivo di finanziare in modo stabile welfare e politiche attive per il lavoro.


1) Origine della proposta

Nel 2025, nel vivo del dibattito su demografia, produttività e sostenibilità del sistema pensionistico, è stata presentata la proposta di Contributo Automazione. Il tema è stato illustrato in sede istituzionale il 25 settembre 2025 durante un convegno al Senato (Sala Santa Maria in Aquiro). La proposta, sviluppata in ambito professionale, prende le mosse da un interrogativo semplice e centrale: se le macchine riducono la base contributiva, chi finanzierà le pensioni di domani?L’interesse politico è trasversale: il confronto verte su come sostenere il lavoro umano in un contesto di rapida automazione, combinando incentivi all’occupazione con misure correttive sui risparmi di costo del lavoro generati dalla tecnologia.


2) Stato dell’iter

Alla data di riferimento, il Contributo Automazione è una proposta e non è ancora tradotto in norma vigente. Non risulta depositato un disegno di legge autonomo dedicato; l’ipotesi più verosimile è un eventuale innesto in provvedimenti di finanza pubblica (es. manovra di bilancio) o in riforme del welfare e del mercato del lavoro. La proposta è dunque in fase di discussione: osservata con attenzione, ma priva di disposizioni operative.


3) Soggetti interessati e meccanismo di calcolo

Target soggettivo. Il prelievo riguarderebbe le imprese che traggono benefici significativi dall’automazione, evidenziati da un basso peso del costo del lavoro rispetto al fatturato e alla media del settore.

Base imponibile. Per ciascuna impresa si definirebbe un “costo del personale atteso” (in % dei ricavi) desunto dalla media settoriale. La differenza tra tale costo “atteso” e il costo effettivo sostenuto dall’impresa costituirebbe la base imponibile del contributo: in pratica, si tassa il “risparmio di costo del lavoro” attribuibile all’automazione. L’approccio è agnostico rispetto alla tecnologia: non occorre tipizzare “robot” o “IA”, perché il riferimento è ai dati di bilancio.

Aliquota. L’aliquota sarebbe graduata e differenziabile per settore, dimensione d’impresa o altre variabili, in modo da evitare distorsioni e preservare la competitività.

Esenzioni e correttivi. Sono prospettate esenzioni per microimprese, start‑up e studi professionali, oltre a crediti o sconti d’imposta per chi investe in formazione, ricollocazione del personale, parità di genere, o modelli uomo‑macchina ad alto valore aggiunto.

Governance. La misura avrebbe natura di tributo di scopo e prevedrebbe un comitato tecnico per monitoraggio e aggiornamento periodico di parametri e aliquote, così da mantenere allineamento con dinamiche tecnologiche e occupazionali.


4) Obiettivi della misura

  1. Sostenibilità previdenziale. Convogliare un gettito dedicato al finanziamento del sistema pensionistico e del welfare, compensando la riduzione della base contributiva generata dall’automazione.

  2. Giustizia sociale e capitale umano. Finanziare politiche attive, riqualificazione e ricollocazione dei lavoratori sostituiti, incentivando comportamenti d’impresa che bilancino automazione e occupazione.

  3. Equilibrio tra capitale e lavoro. Condividere i benefici di produttività dell’innovazione con la collettività, evitando che il progresso tecnologico eroda stabilmente salari e pensioni.


5) Opinioni a confronto

Argomenti favorevoli.

  • Equità e redistribuzione. Le imprese più automatizzate generano extra‑produttività: una quota del vantaggio può sostenere previdenza e lavoro.

  • Stabilizzazione della domanda. Contrastare il rischio che l’automazione riduca i redditi disponibili, sostenendo la domanda aggregata.

  • Politiche attive. Il gettito può finanziare formazione e nuove professionalità nei servizi ad alto contenuto umano.


Critiche principali.

  • Competitività e delocalizzazione. Un onere nazionale e isolato può penalizzare le imprese rispetto ai concorrenti esteri e incentivare delocalizzazioni.

  • Disincentivo all’innovazione. Tassare il “risparmio” generato dall’automazione può frenare investimenti in tecnologie avanzate.

  • Rischio di ribaltamento. Parte del costo potrebbe riflettersi sui prezzi finali o comprimere gli investimenti.

  • Duplicazioni fiscali. Le imprese già scontano imposte su utili e basi tradizionali; un ulteriore prelievo potrebbe risultare ridondante.


6) Confronto internazionale (sintesi)

  • Corea del Sud (2017): riduzione dei crediti d’imposta per l’automazione (effetto equivalente ad un inasprimento fiscale indiretto), con finalità di mitigazione sull’occupazione.

  • Unione Europea (2017): discussione politica su regole per robotica/IA; proposta di contributi sociali o tassazione specifica non approvata a livello UE.

  • Stati Uniti: assenza di tassa federale; dibattito pubblico e iniziative locali esplorative in settori specifici (ad es. veicoli autonomi).Conclusione comparata: nessun grande Paese occidentale ha introdotto una robot tax onnicomprensiva; il coordinamento sovranazionale viene considerato decisivo per evitare distorsioni competitive.


7) Impatti attesi

Gettito e previdenza. Possibile aumento di entrate dedicate a pensioni e politiche per il lavoro, con impatto da calibrare su aliquote e comportamenti d’impresa.Mercato del lavoro. Potenziale deterrente contro sostituzioni indiscriminate, con risorse per riqualificare i lavoratori e favorire modelli complementari uomo‑macchina.Innovazione e competitività. Rischio di freno agli investimenti e di svantaggi competitivi se la misura non è coordinata a livello internazionale; opportunità di sperimentazioni graduali (aliquote basse, perimetri limitati, clausole di salvaguardia).


Conclusioni

Il Contributo Automazione è una risposta strutturale a un problema reale: allineare fisco e welfare alla trasformazione tecnologica. L’efficacia dipenderà da dosaggio, perimetro e governance, nonché dal grado di coordinamento internazionale. Un’introduzione graduale e valutata ex post — con incentivi alla formazione e salvaguardie per PMI e start‑up — può ridurre i rischi su innovazione e competitività, preservando al contempo l’obiettivo primario: sostenere lavoro e previdenza nell’economia automatizzata.

Tabella riassuntiva

Aspetto

In sintesi

Punti di attenzione

Natura della misura

Tributo di scopo sul risparmio di costo del lavoro da automazione

Necessaria definizione chiara di metriche e governance

Soggetti interessati

Imprese con basso costo del lavoro rispetto alla media di settore

Differenziazioni per settore e dimensione d’impresa

Base imponibile

Differenza tra “costo del personale atteso” (media settoriale) e costo effettivo

Dati di bilancio come riferimento (approccio tecnologicamente neutro)

Aliquota

Graduata e modulabile

Evitare effetti punitivi e distorsioni competitive

Esenzioni/crediti

Previste per microimprese, start‑up; incentivi per formazione/ricollocazione

Salvaguardare innovazione e capitale umano

Destinazione del gettito

Fondo dedicato a previdenza e politiche del lavoro

Tracciabilità e trasparenza dell’utilizzo

Stato dell’iter

Proposta in discussione, non vigente

Possibile inserimento in provvedimenti di finanza pubblica

Impatti potenziali

Sostegno a previdenza e politiche attive; deterrente a sostituzioni indiscriminate

Rischi su investimenti, prezzi e competitività se isolata

Coordinamento internazionale

Ad oggi assente una robot tax generalizzata

Coordinamento UE auspicabile per evitare arbitraggio fiscale

FAQ (Domande frequenti)

1) Il Contributo Automazione è già in vigore? No. Si tratta di una proposta attualmente discussa in sede politica e tecnica, priva di efficacia normativa.


2) Come si calcola, in linea generale, il contributo? Si confronta il costo del personale atteso (media del settore in % dei ricavi) con il costo effettivo dell’impresa: la differenza è la base imponibile, su cui si applica un’aliquota graduata.


3) Chi potrebbe essere escluso o agevolato? Sono ipotizzate esenzioni per microimprese e start‑up e crediti d’imposta per investimenti in formazione e ricollocazione del personale.


4) A cosa serve il gettito generato? Il gettito avrebbe destinazione vincolata a previdenza e politiche attive per il lavoro, in un fondo dedicato.


5) Quali sono i principali rischi della misura? Rischi di disincentivo agli investimenti, svantaggio competitivo se misura isolata e possibile ribaltamento dei costi su prezzi o investimenti.


Studio Romano & Associati

Federico Romano

 
 
 

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